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Non ero guardata


di Barbarabibi78
11.02.2025    |    1.101    |    42 9.0
"Mi aspettavano fuori dalla scuola per portarmi in un fabbrica dismessa gruppi di ragazzi..."
Al primo anno di superiori avevo 14 anni.
Ero la brutta della classe. Probabilmente lo sono ancora, anche se oggi vedo le cose un po’ diversamente. Un po’ grassoccia, una faccia non gradevolissima, un portamento timido, imbranata impacciata.
Nessuno mi guardava, nessuno mi accettava.
Arrivavo da un piccolo paesino e da famiglia veramente povera, i miei vestiti erano quello che erano , taglio di capelli approssimativo.
Dalle mie parti le belle erano quelle che venivano corteggiate, ci facevi le uscite, ti piaceva farti vedere accanto perché uscirci insieme ti dava più punti. Quelle come me servivano per altre cose. Io sono stata talvolta la discarica di eiaculazioni di ragazzetti che godevano senza mai preoccuparsi di me. Non so nemmeno come iniziò ma qualcuno si accorse che avevo bisogno di attenzioni e allora ecco il primo a chiedermi di uscire, un pomeriggio andiamo a fare una breve passeggiata e subito mi porta in un parco, su una panchina e subito si arrabbia con me, mi dice che non valgo niente ,sono brutta chi esce con me e solo perché vuole solo sborrare, piango come una scema capisco che ha ragione , sono sfigata,a quel punto me lo mette in mano poi in bocca, mi viene in gola, il tutto con un dito in culo.
Mi ha lasciato lì a piangere, su quella panchina , a casa ho continuato a piangere,a quelle età si piange x tutto ,ero confusa avevo paura di non so nemmeno cosa.
Ho pensavo che quello fosse l’unico modo per farsi amare.
Il giorno dopo a scuola, lo sapevano tutti, ero stata sputtanata la mia vita sociale era caduta ancora più in basso, mi prendevano in giro, scritte sui muri sulla lavagna, nei bagni,tutti ridevano e parlavano male di me.
Poi gli stessi che mi prendevano in giro, un giorno mi han portata in bagno, ridevano di me ,ma li ho seguiti senza dire nulla,testa bassa,mi hanno toccato dappertutto poi uno me lo ha messo in bocca e sborrata ma non dicevo niente accettavo tutto volevo essere accettata.
Da quel giorno mi portavano in bagno,in un sottoscala,negli spogliatoi andavo con chiunque e dappertutto non volevo essere sfigata.
Mi aspettavano fuori dalla scuola per portarmi in un fabbrica dismessa gruppi di ragazzi.
Un pompino oggi e uno domani qualcuno andò oltre , penetrazione , volevo dire no ma sapevo che non lo potevo fare.
Pensavo davvero non gli importasse del mio aspetto e allora gli mollai ogni buco disponibile senza capire, ancora, di cosa fosse fatto il piacere. Quello era il prezzo per essere amata e non capivo perché il loro comportamento fosse fatto da un misto di disprezzo che mi dedicavano senza problemi.
Forse era il fatto di essersi resi conto di agire in base agli istinti, o di non poter nascondere anche un minimo di trasporto sessuale, perché i modelli estetici dominanti veicolati ovunque educano anche gli uomini a vergognarsi quando a piacerti è una che non gli corrisponde. Nelle loro eiaculazioni io vedevo cose molto semplici: gli serviva solo una bocca o un buco, io o un’altra sarebbe stato uguale. Poi c’erano tutte le sovrastrutture e le culture che ti fanno ritenere che una compagna deve essere anche accettabile socialmente e dunque ne scegli una che piace agli altri prima ancora che a te stesso. Poi ci sono quelli che non mi guardavano neanche in faccia. Mi usavano e basta e io non potevo fare lo stesso. Pensavo andasse bene per non restare sola e poco conta il fatto che io fossi umiliata e mortificata da dicerie terribili che mi classificavano come una pompinara, facile, e zoccola.
Ero diventata una facile con tutti,era diventato tutto semplice con i ragazzi con uomini anche adulti,mi sentivo più libera più importante.
Era diventata una droga ,era diventato il solo modo per confrontarmi con il sesso opposto,una vera droga,una vera ossessione compulsiva.
Sono stata in terapia più volte per questo mio problema sul sesso.
Ma questa è un altra storia .
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